Porsche Consulting ha analizzato la relazione tra la marca e il consumatore esce profondamente rafforzata dai mesi di lockdown vissuti nel nostro Paese. Il consumatore, anche grazie alle tecnologie digitali, dedica molta più attenzione al prodotto, ai suoi ingredienti, alla sua origine e al marchio che lo produce, ricercando non solo la miglior offerta prezzo-qualità, ma un universo valoriale in cui riconoscersi. Questa sfida è stata raccolta dai produttori e dalla GDO che dovranno catturare la fiducia del consumatore. Un cambio di paradigma in cui è il marchio ad essere fedele al cliente in una visione di “client for life”.
Per fare breccia oggi si dovrà operare nel pieno rispetto della ricerca inarrestabile di sostenibilità e rispetto dell’ambiente: il 90% dei consumatori italiani ritiene necessario che le aziende si muovano verso prodotti e packaging sostenibili e la Generazione Z evidenzia un consumo di prodotti sostenibili superiore rispetto alla media, tra il 16% ed il 26% a seconda delle categorie. Questa sfida si giocherà in un contesto nel quale i cambiamenti urbani a livello mondiale e lo sviluppo di sistemi di mobilità sempre più sofisticati e cambieranno il senso e il valore del tempo degli spostamenti, divenendo sempre più momenti di prolungamento dell’esperienza e quindi occasioni di consumo innovative.
Sono questi alcuni dei temi emersi nel corso dell’incontro “Il futuro dell’omnicanalità. Come l’accelerazione digitale ha cambiato lo scenario di produttori e retailer”, organizzato da Mark-up e GDOWEEK in collaborazione con Porsche Consulting e Ipsos.
Durante l’evento sono state analizzate le nuove prospettive ed opportunità derivanti dalla strategia omnichannel, che ha subito un’accelerazione con l’avvento della pandemia.
Il consumatore deve vivere un’esperienza positiva in un sistema sempre più complesso. Omnicanalità significa mettere in relazione più canali creando un ecosistema che risponda ai bisogni dei consumatori, tenendo conto delle loro abitudini e preferenze. Oggi gli acquisti avvengono sia online che offline in un universo in espansione in cui è sempre più complesso definire una strategia omnichannel e trasformare dati in informazioni rilevanti.
Come si comporta il consumatore in questo contesto?
Secondo Giorgio Diglio, Associate Partner di Porsche Consulting: “Le aziende si muovono per offrire nuovi servizi e benefici ai consumatori, il prodotto non basta più. Oggi si è obbligati a cambiare. Le nuove generazioni si aspettano la consegna dei prodotti entro 24 ore e il 30% della Generazione Z cucina a casa meno di una volta a settimana”.
Il 30% dei consumatori tra i 18 e 29 anni non cucina, tra il 60 e il 70% usa il web per scoprire nuovi brand del food. Tra il 70 e l’83% preferiscono la qualità e la sostenibilità rispetto al gusto del prodotto. Tutto questo ha impatto diretto sul business model.
“Il consumatore deve essere conosciuto mediante dati ottenuti analizzando i suoi comportamenti d’acquisto ed esigenze. I dati intermediati non sono più sufficienti. La conoscenza vera la si ha solo quando il consumatore si interfaccia direttamente con l’azienda” – conclude Diglio di Porsche Consulting.
Uno dei settori che sta maggiormente investendo nel creare valore da questa conoscenza del cliente offendo un’esperienza estesa è quello dell’automotive, che arriverà ad integrare anche servizi di consegna ed esperienze di consumo alimentare. Il “tempo di mobilità” può essere trasformato in momento di consumo e lo spostamento stesso diventa solo parte di un’esperienza più estesa che parte off-line e che si estende on-line.
“Il Mobility as a Service è un settore che varrà 285 miliardi di euro con profitti 7 volte più elevati della vendita della sola auto” – ha chiosato Giulio Busoni, Partner di Porsche Consulting – “Comprendere come i trend che riguardano la mobilità possano impattare i consumi è una grande opportunità per il settore dei beni di consumo e per la GDO. Nelle aree metropolitane si potranno testare nuovi modelli di business”
Entro il 2050 il 66% della popolazione mondiale vivrà in pochi grandi centri urbani, in cui si concentrerà circa l’80% del Pil globale. In questo contesto la mobilità cambierà profondamente.
“Attraverso la nuova mobilità – continua Busoni – il conducente diverrà passeggero. Questo libererà del tempo, oggi stimato nella sola guida in 360 ore all’anno, che potrà essere utilizzato per acquisti o esperienze di consumo innovative. Il baule dell’auto, – conclude il partner della società strategica di Stoccarda, Porsche Consulting, – potrebbe essere usato come punto di consegna. Negli spostamenti si potrà costruire un itinerario sulla base dei gusti personali del passeggero. Quelle marche che sapranno integrarsi in questo ecosistema avranno ulteriori opportunità di crescita”.
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