GripDetective

Scrivi una recensione
pubblicato il 30 / 10 / 2019

Il Museo Nazionale Automobile Torino omaggia Sergio Scaglietti con una mostra nel centenario della sua nascita

scritto da

Il MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile di Torino celebra, a un secolo dalla nascita, il sarto dell’automobile Sergio Scaglietti con una mostra di vetture tra le più importanti da lui realizzate, visitabile da giovedì 31 ottobre 2019 al 19 gennaio 2020.

Carrozziere di fiducia di Enzo Ferrari, Sergio Scaglietti ha modellato per decenni abiti in metallo che hanno reso la sua fabbrica modenese famosa nel mondo per stile ed eccellenza artigiana. Il MAUTO gli rende omaggio esponendo nove vetture straordinarie e due rari telai in ferro in un percorso di approfondimento degli anni migliori della produzione di Scaglietti, quelli legati in modo indissolubile alla figura di Enzo Ferrari, suo principale committente. Arricchiscono l’esposizione documenti video che hanno come protagonista Scaglietti medesimo e la colonna sonora “per battilastra e orchestra d’archi”, composta appositamente per la mostra da Marco Robino, musicista e compositore che da tempo collabora con il regista Peter Greenaway.

“L’Omaggio a Sergio Scaglietti è la dovuta celebrazione che il MAUTO dedica a una leggenda della storia dell’automobile – dichiara Benedetto Camerana, Presidente del MAUTO –. Scaglietti è stato il costruttore delle più belle carrozzerie volute da Enzo Ferrari: un brillante e intuitivo inventore di forme metalliche che rivestono quegli organismi meccanici destinati a raggiungere altissime performances sportive. 750 Monza, 250 GTO, 250 Testa Rossa, 275 GTB, sono sigle che accendono le emozioni degli appassionati e le quotazioni delle aste in ogni angolo del pianeta. Molti hanno definito Scaglietti un grande sarto di automobili: come i veri sarti ha interpretato al meglio il movimento delle forme incorporate nelle sue ideazioni”.

Un viaggio alla scoperta delle opere nate dalla mano di un genio formatosi sul campo. Un artigiano delle quattro ruote, scovato per un caso fortuito o per volere del destino dal “Drake” in persona che, avendo potuto osservare le modifiche apportate da Scaglietti su una Ferrari incidentata, non si è fatto sfuggire l’opportunità. Ha puntato su di lui, ottenendo in cambio fuoriserie tra le più belle di sempre, alcune delle quali occupano ben sette delle prime dieci posizioni nella speciale classifica delle vendite all’asta più ricche di tutti i tempi.

“Per il Museo Nazionale dell’Automobile rendere omaggio a Sergio Scaglietti in occasione del suo centenario è un grande orgoglio” – dichiara Mariella Mengozzi, Direttore del MAUTO – Scaglietti ha rappresentato a lungo un punto d’incontro tra Torino e Modena, due città da sempre legate al mondo dell’automobilismo: il suo è stato un contributo fondamentale per il fiorire di un dialogo tra la realtà già ampiamente industrializzata del capoluogo piemontese e la dimensione in parte ancora artigiana della sua terra natale. Ho avuto il privilegio di conoscere Sergio personalmente, e voglio anche ricordare la sua grande cordialità e semplicità, il senso dell’umorismo e la passione per la buona tavola, doti tipicamente emiliane”.

In mostra una ricca rappresentanza delle auto con il Cavallino Rampante: una Ferrari 250 SWB, vincitrice a Le Mans, Nürburgring e in altri circuiti immortali; una Ferrari 750 Monza, modello che ha esordito con successo nel “tempio della velocità” con la coppia di piloti Maglioli – Hawthorn;  una Dino 246 GTS, modello disegnato per la Pininfarina da Aldo Brovarone e Leonardo Fioravanti; una Ferrari 275 GTB 4 e una GTB 2, la più bella di tutte nell’opinione dell’ing. Forghieri; una Ferrari 250 GTL (presente in mostra a partire da venerdì 1 novembre), nata come gran turismo di classe superiore; una Ferrari 612 Scaglietti, modello innovativo, dedicato dalla casa di Maranello al creatore di tanti capolavori. Sono presenti anche alcune vetture realizzate dalla carrozzeria Scaglietti per altri committenti: una Formula Junior, acquistata dal pittore Roberto Crippa ancor prima che potesse scendere in pista e una Ermini 357 Sport 1500, che partecipò a diverse competizioni tra il 1955 e il 1962.  


Per dare maggior rilievo alla dimensione artigianale del lavoro di Scaglietti, il Museo presenta al pubblico anche un telaio in ferro della Ferrari 750 Monza e un telaio frontale della Ferrari 250 GTO, automobile leggendaria che ha consacrato il mito Ferrari e che recentemente è stata battuta all’asta per la cifra record di 48 milioni di dollari. I due telai sono utilizzati ancora oggi per il restauro di queste vetture senza tempo.

La storia di Scaglietti e le memorie che l’esposizione ripropone trasportano il visitatore in un mondo purtroppo perduto, in cui l’abilità artigiana veniva tenuta in grande considerazione e un semplice carrozziere, facendo gavetta nelle piccole officine e stimolato dalla passione per le auto da corsa, poteva trovarsi a lavorare a stretto contatto con i grandi protagonisti di un’epoca eccezionale, con la possibilità di proporre le proprie idee. I documenti video della mostra permettono di gettare uno sguardo sul rapporto tra Sergio Scaglietti ed Enzo Ferrari: un legame basato sul comune linguaggio (il dialetto modenese) che i due utilizzavano come codice per scambiarsi idee spesso rivoluzionarie.

Sergio Scaglietti nasce a Modena il 9 gennaio 1920 e inizia a lavorare come apprendista carrozziere già nel 1933, dopo la morte prematura del padre. Una vita intera dedicata a dare forma alle automobili. Aveva una mano in grado di parlare al metallo e un occhio capace di indovinare linee vincenti. Nel 1951 fonda l’officina Scaglietti, per decenni protagonista nel settore e rilevata nel 1975 dalla Ferrari, dove tutt’oggi vengono prodotte le splendide carrozzerie delle vetture di serie del Cavallino Rampante. Scaglietti è scomparso otto anni fa, il 20 novembre 2011, all’età di 91 anni.

Il MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile di Torino è uno dei musei automobilistici più famosi al mondo e conserva una collezione tra le più rare e interessanti nel suo genere, con oltre 200 vetture originali di 80 marche diverse, provenienti da tutto il mondo. È un viaggio attraverso l’evoluzione dell’automobile da mezzo di trasporto a oggetto di culto, capace di influenzare il costume, il modo di vivere, la ricerca tecnica e scientifica.

Elenco delle vetture e dei manichini in esposizione

  • Dino 246 GTS (1972)
  • ERMINI 357 SPORT (1955)  
  • Ferrari 275 GTB 2 (1965)
  • Ferrari 275 GTB 4 (1967)
  • Ferrari 750 Monza (1955)
  • Ferrari 250 SWB (1962)
  • BJC Formula Junior (1960)
  • Ferrari 250 GTL (1963)
  • Ferrari 612 Scaglietti (2004)
  • Manichino Ferrari 750 Monza e Musetto Ferrari 250 GTO

Dino 246 GTS (1972)

La Dino fu disegnata alla Pininfarina da Aldo Brovarone e Leonardo Fioravanti, per essere poi assemblata dalla carrozzeria Scaglietti. Fu la prima rossa a essere prodotta in grandi numeri: tra il 1967 e il 1974 ne furono realizzate 3761, sia in versione coupé che in versione “targa”.

Una sorta di «baby Ferrari» e nata come rivale della Porsche 911S, fu accolta con grande favore dal pubblico ed è oggi ritenuta una delle vetture più importanti uscite da Maranello, per l’armonia della sua linea, il piacere di guida e la peculiarità del propulsore.  Questo era un 6 cilindri a V di 65° pensato per le corse, al cui sviluppo lavorò il giovane Dino Ferrari. Fu installato anche sulle coeve Fiat Dino e, qualche anno dopo, sulla mattatrice dei rally, la Lancia Stratos.

Ferrari 250 SWB (1962)

Le Ferrari della serie 250, di cui vedete esposta una SWB del ‘59, contribuirono alla fama del Cavallino tra il 1953 e il 1964. Montavano tutte il 12 cilindri 3 litri progettato dall’ingegnere Colombo, abbinato a chassis con due passi diversi: 2400 e 2600 mm. Solo il modello Europa aveva l’interasse allungato a 2800 mm.

Concepite sia come vetture da competizione che come Gran Turismo, si aggiudicarono i massimi trofei a Le Mans, Sebring, Nurburgring, ma anche il Tour de France e la Panamericana. In particolare la 250 SWB fu la prima Ferrari GT equipaggiata con freni a disco e, grazie all’elevata maneggevolezza e alla potenza del motore (da 237 a 276 cavalli), fu l’auto da battere tra il ‘59 e il ’62. Anno in cui passò il testimone alla ancor più temibile 250 GTO. È considerata una delle Ferrari di maggior valore storico.

Ferrari 750 Monza (1955)

La 750 Monza e il suo atipico motore a quattro cilindri progettato da Augusto Lampredi furono una meteora che dominò le competizioni tra il 1952 e il ‘56. L’importanza della vettura si deve anche alla sua linea, al cui disegno collaborò Alfredo Ferrari.

La carrozzeria era realizzata da Scaglietti. Il nuovo propulsore 3 litri, ispirato forse a un analogo “streight four” che Ferrari aveva visto sulle HWM Alta, consentiva di ridurre i consumi in gara rispetto al classico V12. La costruzione era in lega leggera, ed era apprezzato per la coppia notevole. Anche nelle versioni di 2 e 2,5 litri risultò vincente.

La “750” debuttò a Monza conquistando le prime due posizioni, con la coppia Maglioli – Hawthorn.

Ferrari 275 GTB 2\4 (1965 e 1967)

Nelle parole dell’ingegner Forghieri, la 275 GTB sarebbe la più bella Ferrari di tutti i tempi. E molti, nonostante sia difficile esporsi a tal punto, concordano con lui: “per la linea, per la compattezza, e il rapporto sportività bellezza”. Tutto il mondo del Cavallino trova sintesi in questa berlinetta (poi divenuta anche spider GTS) presentata a Parigi nel 1964.

La 275 GTB era pensata per il Gran Turismo e per le competizioni da “gentleman driver”. Fu la prima Ferrari a montare sospensioni a quattro ruote indipendenti, che insieme al pronunciato spoiler posteriore, al nuovo cambio a 5 marce di progettazione Ferrari e all’equilibrio della meccanica “transaxle” le conferivano tenuta e confort eccezionali. La coupé era assemblata da Scaglietti mentre le spider furono costruite direttamente alla Pininfarina.

BJC Formula Junior (1960)

Nata nel 1960 dall’ingegno di tre “appassionati”, la BJC Formula Junior potrebbe essere descritta come una “Cooper” all’italiana: monoposto di filosofia inglese, che spinge al massimo la ricerca telaistica per permettere anche a motori tranquilli di diventare competitivi. I tre creatori sono il mitico ingegner Vittorio Jano, un bravo meccanico milanese di nome Tino Bianchi e lo sportivo Gastone Crepaldi. A vestire lo chassis e gli organi meccanici derivati dalla Fiat 1100 (propulsore) e 600 (cambio), sarà una essenziale carrozzeria di Sergio Scaglietti.

La vettura ha tutti i numeri per avere successo e invece, dopo i primi collaudi, l’unico esemplare viene acquistato dal pittore Roberto Crippa. Con la sua scomparsa, nel 1972, la BJC esce di scena. Vi tornerà negli anni 2000, dopo un restauro.


ERMINI 357 SPORT (1955)

Pasquale Ermini, pilota e industriale, per restare competitivo nella stagione ‘55 commissionò all’Ing. Massimino il progetto di un intero autotelaio, abbandonando gli organi meccanici Fiat, usati fino a quel momento. Ermini si rivolse alla carrozzeria Scaglietti, che realizzò una sinuosa carrozzeria in alluminio, simile a quella che già costruiva per le Ferrari 750 Monza. La vettura venne provvista del motore Ermini a doppia accensione di 1500 cc. In quell’anno il pilota Libero Bindi con la 357 Sport corse la Mille Miglia, il Trofeo Supercortemaggiore, la 500 km di Imola e la Parma Poggio di Berceto. A fine stagione la vettura venne comprata da Giovanni Buoncristiani e Piero Altini che fecero sostituire il motore 1500 cc con il più performante 1100 cc e si iscrissero alla Targa Florio. Nei primi mesi del 56’ la 357, riparata nel frontale, adottò la nuova mascherina che tutt’oggi la contraddistingue, e partecipò a molte altre competizioni fino al 1962.

FERRARI 250 GTL 1963

La 250 GT/L Berlinetta, venne disegnata da Pininfarina ed assemblata a Modena dalla Carrozzeria Scaglietti. Venne presentata, come prototipo, al Salone dell’Automobile di Parigi nell’ottobre 1962 e divenne una delle sportive più ammirate. Poco tempo dopo, al Salone dell’automobile di Torino, arrivò la versione definitiva. Rispetto alla 250 GT Berlinetta SWB o alla California Spider, concepite per il doppio utilizzo di auto da strada e auto da corsa, questo modello era più spazioso e “lussuoso”. La 250 “Lusso” nacque infatti come gran turismo di classe superiore, destinata ai clienti europei e a quelli del promettente mercato americano. La carrozzeria era in acciaio, con portiere e cofani in alluminio. Il telaio a traliccio ricordava quello della più sportiva SWB, ma il motore venne posizionato più avanti per favorire l’abitabilità.

FERRARI 612 SCAGLIETTI 2004

La 612 Scaglietti è il risultato di un progetto d’avanguardia che prosegue la tradizione Ferrari nel settore delle 2+2. Il modello, disegnato da Pininfarina, porta il nome di Sergio Scaglietti, carrozziere modenese che realizzò negli anni ’50 e ’60 alcune fra le più belle Ferrari. La 612 Scaglietti sintetizza le capacità di innovazione e di progettazione della Ferrari: il bilanciamento da berlinetta sportiva a motore anteriore e a trazione posteriore, l’esaltante comportamento dinamico, un abitacolo in grado di accogliere quattro persone; dotazioni e comfort per una qualità di vita a bordo senza precedenti.

Mascheroni Ferrari 750 Monza e Ferrari 250 GTO

Il mascherone è una sagoma che viene realizzata per poter riprodurre il profilo dell’oggetto o l’oggetto stesso. Era utilizzato negli anni Cinquanta e Sessanta, alla carrozzeria Scaglietti, per creare il vestito delle famose auto sportive nate a Modena in quegli anni. Oggi come allora il mascherone presenta le dimensioni reali della vettura ed è l’attrezzatura indispensabile per restaurare la carrozzeria di auto da corsa.

Il mascherone della Ferrari 750 Monza e della Ferrari 250 GTO sono due delle attrezzature di pregio del laboratorio Brandoli, tuttora utilizzate per il ripristino di auto da sogno.

© riproduzione riservata